Quando molti anni fa cominciai ad avvicinarmi al judo, vedevo quella cintura “grigia” ormai lisa dall’usura del mio Maestro come il punto di arrivo per poter dire “sono arrivato”al traguardo. Si era vero! Volevo arrivare a poter dire……sono cintura nera, e poco mi interessava di capire altro, volevo solo che il tempo passasse il più velocemente possibile per poter avere legata in vita quella che sarebbe diventata il mio fiore all'occhiello. Erano indubbiamente altri periodi e, oltre allo sport, poco c’era d’altro per poter impegnare il tempo libero (almeno per me). Si usciva in bicicletta, ci si trovava con gli amici, si tornava a casa la sera al buio, talvolta non incrociando nemmeno una macchina, e soprattutto la paura che ci poteva attanagliare era solo quella appunto dell’oscurità. Non ho mai sentito il bisogno di praticare le Arti Marziali per potermi difendere da qualcuno, ma solo ed esclusivamente per poter emulare le gesta dei vari Mostri Sacri di queste discipline. Lo specchio oggi è cambiato notevolmente e in ogni telegiornale si sente di aggressioni subite ad opera di squinternati che, in preda a chissà quale follia, attaccano brutalmente chiunque in quel momento gli si ponga davanti. Aggressioni perpetrate per lo più in gruppo,ai danni di giovani coppie che si appartano per qualche effusione, o di anziani che dopo aver riscosso la misera pensione sono prede succulente di questi “animali” senza dignità né coraggio che si impossessano di quel denaro e , cosa più grave , il più delle volte percuotono i poveri vecchietti ,senza pietà alcuna o a danno di ragazzine o ragazzini che diventano oggetti del desiderio sessuale di personaggi malati ed ovviamente poco stabili psichicamente. Ecco quindi scattare il bisogno di fare qualcosa per reagire a queste ingiustizie, chiamiamole così anche se si tratta di veri e propri reati che andrebbero puniti con pene severissime e durissime. Nascono gli spray da borsetta, e soprattutto i corsi di Autodifesa. Eccoci al punto; questi corsi hanno per lo più la durata di 10 lezioni da circa un ora l’una, per un totale di 10 ore appunto o poco più, nei quali vengono date delle informazioni tecniche delle varie discipline “orientali”e poi , una volta data spiegazione dell’esecuzione, provate dagli allievi. L’età media di coloro che frequentano queste lezioni è su per giù di 30 anni, e chi giova di questo, arriva per lo più in palestra dopo aver svolto la sua giornata di lavoro, e il più delle volte stanco, quindi utilizza questo tempo anche per scaricare le tensioni accumulate. Con questo non voglio assolutamente sminuire tali iniziative, anzi bisognerebbe che qualcuno le promuovesse a “macchia d’olio”, ma solo dire che sapere che esistono delle tecniche di autodifesa e provarle per così poco tempo non serve a molto, se non ad illudere chi le pratica di sapersi poi difendere realmente. La società odierna è intrisa di gente senza scrupoli che fa della violenza gratuita il proprio modo di essere e che non trova mai chi, con le buone o con le cattive, riesca a fermarli. L’unico modo per poter fare qualcosa di oggettivamente valido, sarebbe inserire, nelle scuole un’ora alla settimana di autodifesa, a partire magari dalle scuole medie e renderla materia vera e propria. Forse è utopico, ma sono convinto che la preparazione fisica affiancata alla difesa personale, liberi un po’ la mente dei ragazzi da tutta quella virtualità che li circonda e che ne appanna i riflessi. Per usare una metafora che si addice al periodo storico, se in un computer immetto dei dati da nuovo, non rischio che diventi lento, ma se questi dati li inserisco in una macchina già con l’hard disc pieno, incorro nella possibilità che queste informazioni non ci stiano tutte. Per non correre questo rischio si dovrebbe agire da subito, o meglio da quel momento in cui si comincia a capire e a pensare con la propria testa. Questo, sempre a mio modesto parere, affievolirebbe sempre più i fenomeni di bullismo, dettati per altro dall’incapacità di reagire di coloro che sono per lo più introversi per l’insicurezza di se stessi e la mancanza di autostima. Nel profondo del mio cuore vorrei un giorno aver potuto contribuire al miglioramento di questa delicatissima fase adolescenziale con l’utilizzo di ciò che ritengo basilare nella vita di ognuno di noi e cioè la disciplina, e soprattutto il rispetto di qualsiasi forma vivente esista sul nostro povero e malato pianeta. Imparare a difendersi infatti, nella mia filosofia è solo una conseguenza di tutto quello che c’è dietro a questo meraviglioso mondo delle arti marziali, fatto di ragionamento, di ponderatezza, di riflessione e della conoscenza del proprio corpo e della propria mente; cocktail che è l’essenza della più perfetta macchina che esista, macchina che però agisce solo quando la circostanza è all’estrema ratio e non c’e’ più modo di mediare.